Ieri sera ho guardato un po' di TV e da Santoro mi è successo questo.
Io ammetto di odiare la Lega Nord. Anzi la detesto, la disprezzo.
Abito in una zona di confine, la pianura emiliana vicina al Po dove purtroppo hanno un gran seguito e da ormai quasi vent'anni sono costretto a litigare spesso con qualche individuo becero, ottuso e dotato di altre caratteristiche similari che rimane stregato dalle fini disquisizioni di Bossi. Non voglio generalizzare: esisteranno anche leghisti colti e sofisticati ma io ancora non ne ho incontrati. Uno di questi (a mio parere particolarmente antipatico) è Roberto Castelli.
Lui riesce a farmi imbestialire con una facilità disarmante. Qualunque cosa dica sto individuo mi va il sangue alla testa, divento una iena.
Ecco devo ammetterlo: ieri sera ho condiviso il suo pensiero.
Mi sono preoccupato, ho pensato di non star bene, di non aver capito. Volevo provarmi la febbre.
Invece si. Sulla casta la penso come Castelli.
O meglio. Davanti a giornalisti miliardari che fiutano il sentimento comune e scrivono libri supersponsorizzati che invadono le librerie mentre loro sono onnipresenti e superpagati in tutte le trasmissioni televisive dove possono sparare applauditi da un finto pubblico indignato le loro sentenze, davanti a Rizzo e Stella io mi indigno ancor di più.
Ieri sera da Santoro erano appunto presenti Gian Antonio Stella e il suo socio e hanno utilizzato la solita sicura arroganza nei confronti della politica. Hanno questa faccia tosta del secchione sicuro di avere ragione col fogliettino degli appunti dove trovano tutti i piccoli dettagli e le cifre dello scandalo.
Stella in particolare perla con quel tono messianico di chi ha sempre ragione. Come Grillo. Non parla, non dialoga. Monologa. Lui ha ragione, ed è vero perché guadagna miliardi o milioni di euro e quindi ha ragione.
Il problema è che si tratta solo di marketing. Stella appartiene ad una casta. E' uno dei giornalisti più potenti ed è immerso fino al collo in quel grande calderone acchiappa consensi dei poteri forti che è ed è sempre stato il Corriere della Sera. Lui da un pulpito immanicato fino alle ascelle con tutti gli affari poco sospetti del paese da più di un secolo, spara accuse, lancia i sassi e incassa: ancora più potere e ancora più soldi.
La politica italiana ha tutti i difetti possibili, ma sparare cifre false sul reddito di Vendola e insistere ignorando il suo intervento in diretta significa soltanto destabilizzare il potere politico per poter mantenere forte e solido il proprio potere economico.
Per una volta bene ha fatto Castelli a smascherare questi finti moralisti e soprattutto finti giornalisti.
Il declino non si arresterà finché il giornalismo non sarà svincolato dal potere finanziario. Finché scrivere continuerà ad essere un modo per servire il potente e fare carriera non ci sarà scampo.
La democrazia sarà sempre più fragile.
1 commento:
La democrazia è andata in cavalleria, resta la forma...
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