Il giornalismo non esiste quasi più, si scrive e si commenta soltanto seguendo la linea editoriale che è sempre più stretta e non opinabile.
Il giornalista viene scelto e fa carriera non per le sue qualità tradizionali (capacità letterarie, indipendenza, aggressività verso il potere, intraprendenza, imparzialità, voglia di scoprire) ma per una serie di capacità molto apprezzate (obbedienza, mancanza di rispetto delle norme deontologiche, assoluta parzialità, militanza e soprattutto nessuna paura di scrivere totali falsità) dagli editori.
E così il giornalismo ha ormai due linee politiche:
a- il totale asservimento alla figura di kaiser unto da dio del nostro presidente del Consiglio
b -la finta imparzialità pagata dal solito gruppo finanziario di azionisti-poteri forti che possiede l'intera editoria italiana e che, se non è proprio favorevole ad una propaganda diretta funzionale al kaiser, spinge per il mantenimento di un certo status quo e per distruggere o almeno delegittimare tutto ciò che possa opporvisi
La linea politica avversa è moribonda: cacciata dalla tv, autoannullatesi con i tradizionali quotidiani di sinistra che fanno numeri irrisori rimane rintanata in qualche editoriale e commento dei media del Guppo Espresso che in mezzo a mille puttanate inutili provano ancora ad opporre una debole vocina contro il pensiero unico dominante.
Forse è rimasta internet ma sotto forma di un confuso vocio di fondo incapace di raggiungere le orecchie della maggioranza del paese.
La voce del padrone è sempre di più l'unica udibile, chiara e distinta.
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